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Giovedì 14 maggio – Venerdì 15 maggio – Sabato 16 maggio – Domenica 17 maggio – Lunedì 18 maggio

Mercoledì 20 maggio

DORAEMON

Trentaseiesimo lavoro di animazione della longeva serie, il film è il remake di una delle avventure più celebri del gatto-robot nipponico

Doreamon FilmNobita e i suoi amici sono annoiati e desiderosi di intraprendere un’avventura che renda indimenticabili le loro vacanze estive. Nobita casualmente si imbatte in un cagnolino abbandonato, Peko, così adorabile da convincere la madre di Nobita a tenerlo in casa. Il gruppo infine decide la destinazione della propria avventura, una giungla inesplorata nel profondo dell’Africa. Per Peko però non si tratta di un luogo sconosciuto…
Della parabola originaria del ragazzo pigro vessato dai bulli della scuola, aiutato da un robot dalle sembianze di gatto venuto dal futuro, è rimasto poco in Doraemon Il Film – Le avventure di Nobita e dei cinque esploratori: un film immerso per buona parte nel verde della giungla, alle prese con un’avventura fantasy, con incursioni nel soprannaturale. Ma la sola presenza del gattone blu – per il Giappone ormai ufficialmente un simbolo nazionale – e della sua tasca piena di chusky in grado di far fronte a ogni problema ha garantito al film di Yakuwa Shinnosuke un risultato lusinghiero al botteghino giapponese.
Doraemon Il Film – Le avventure di Nobita e dei cinque esploratori, trentaseiesimo film di animazione della longeva serie, nata come manga nel lontano 1969, è in sostanza il remake di una pellicola del 1982 (Doraemon nel paese delle meraviglie – in Italia uscito solo in home video) rimasta emblematica per alcune svolte epocali nella continuity narrativa. In primis l’adozione di un cane, desiderio impossibile di Nobita negli episodi classici della serie per la costante contrarietà della madre Tamako, che qui funge da spunto narrativo per virare sul fantasy nella bizzarra seconda parte, ambientata in un regno di cani antropomorfi.
La dinamica più classica che a un problema fa seguire una soluzione con utilizzo di chusky di Doraemon mostra la corda quasi subito, così come l’interesse per i comprimari Jian e Sonio, un tempo bulli temibili e odiosi, oggi ridotti a membri un po’ eccentrici della compagnia. Un franchise ormai difficilmente in grado di stupire, quello del gattone, sempre più incanalato sul binario della riproposizione in loop di un pattern consolidato, con un politicamente corretto dilagante (nei confronti degli animali ma soprattutto nell’interazione tra i ragazzi protagonisti) che lo rende più didattico ma sempre meno coinvolgente.
Doraemon – il film del 2014 aveva suscitato un risveglio di interesse per il trattamento in CGI e il relativo restyling dei personaggi, elemento mancante in Doraemon Il Film – Le avventure di Nobita e dei cinque esploratori, assai classico anche da un punto di vista tecnologico e di cura dell’animazione (benché ovviamente superiore rispetto all’originale del 1982).

Spettacolo ore 17:30

LA FAMIGLIA BELIER

Brillante commedia francese supportata da una sceneggiatura solida, che mescola con perfetta misura umorismo, lacrime, disfunzioni, pregiudizi e canzoni

La famiglia Belier FilmPaula Bélier ha sedici anni e da altrettanti è interprete e voce della sua famiglia. Perché i Bélier, agricoltori della Normandia, sono sordi. Paula, che intende e parla, è il loro ponte col mondo: il medico, il veterinario, il sindaco e i clienti che al mercato acquistano i formaggi prodotti dalla loro azienda. Paula, divisa tra lavoro e liceo, scopre a scuola di avere una voce per andare lontano. Incoraggiata dal suo professore di musica, si iscrive al concorso canoro indetto da Radio France a Parigi. Indecisa sul da farsi, restare con la sua famiglia o seguire la sua vocazione, Paula cerca in segreto un compromesso impossibile. Ma con un talento esagerato e una famiglia (ir)ragionevole niente è davvero perduto.
Campione di incassi in Francia e nella stagione appena passata, La famiglia Bélier è una commedia popolare che aggiorna con note e sorrisi il vecchio tema dell’adolescente alla ricerca di un’identità stabile. Sospeso tra focolare e autonomia, il nuovo film di Éric Lartigau ‘riorganizza’ una famiglia esuberante intorno a un’età per sua natura fragile e scostante. A incarnarla è il volto pieno e acerbo di Louane Emera, ex concorrente dell’edizione francese di The Voice, che presta voce e immediatezza a un personaggio in cerca di un posto nel mondo. Se comicità e crisi si accomodano tra la rappresentazione genitoriale del futuro filiale e la tensione allo svincolo della prole, i personaggi vivono situazioni esilaranti, annullano lo scarto con l’amore e spiccano il salto verso una condizione nuova. Appoggiato su una sceneggiatura solida, che mescola con perfetta misura umorismo, lacrime, disfunzioni, pregiudizi e canzoni, La famiglia Bélier svolge una storia ben ordita in cui ciascun personaggio gioca la sua parte con effetto e sincerità, senza mai sconfinare nel pathos. Precipitando lo spettatore nel mondo ‘smorzato’ dei malentendants, Lartigau elude lo sguardo (fastidioso) dei ‘normali’ sui disabili, mettendo in scena una famiglia che quella difficoltà ha imparato a gestirla, intorno a quella difficoltà è cresciuta e su quella difficoltà si è impratichita, sentendo ogni movimento della vita. La famiglia Bélier non emoziona perché è differente ma al contrario perché è universale, si agita, si rimprovera e fa pace come tutte le famiglie del mondo. Chiusi nella sordità e in una bolla di sicurezza familiare, i Bélier si fanno sentire forte e chiaro attraverso la voce limpida di Paula e attraverso il linguaggio marcato dei segni. Linguaggio che regista e attori dimostrano di saper adottare con sensibilità dentro un film good movie alla francese, che ‘canta’ Michel Sardou. Celebre chanteur parigino, ammirato dal professore appassionato e coinvolto di Éric Elmosnino, Sardou è il tappeto musicale che ‘accompagna’ il ritratto di una famiglia in un interno domestico e in un esterno bucolico, lontano dalle città e dentro una Francia atemporale e irriducibile, che alla techno preferisce la chanson française, al formaggio di soia quello a latte crudo, alle hall degli aeroporti le piazze di paese. Per preservare ‘quella Francia’ i Bélier sono addirittura disposti a scendere politicamente in campo e a battersi ‘a gran voce’. In tempi di crisi, la commedia di Lartigau ripara nei valori di cui Paula è in fondo portatrice sana. Perché il suo distacco dalle ‘origini’ è solo fisico, mai totale e lirico come le parole ‘segnate’ di Sardou (“Je vole”). Parafrasando la canzone, Paula “non fugge, lei vola” verso spazi e tempi di prova in cui prepararsi alla vita. Dentro una moltitudine di diversità Éric Lartigau pesca quella irresoluta dell’adolescenza e di un’adolescente che deve apprendere un ‘linguaggio’ nuovo ed evidentemente altro e incoerente rispetto a quello familiare. Ispirato al libro di Véronique Poulain (“Les Mots qu’on ne me dit pas”), La famiglia Bélier è abitato da un cast irresistibile, condotto da François Damiens e Karin Viard, genitori affatto ‘sordi’ a la maladie d’amour e a quel fiume di note impetuose che cercano una melodia. Una melodia che Paula legittima adesso con la sua voce (e le sue mani).

Spettacoli ore 19:30 e 21:30

Martedì 19 maggio

CHIUSURA PER RIPOSO

 

 

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