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Call center: senza CCNL rischio delocalizzazione

FdI presenta un’interrogazione parlamentare.

Il 13 marzo l’On. Fabio Rampelli ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro per lo Sviluppo, volta alla richiesta di chiarimenti sul mancato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale delle Telecomunicazioni, fermo al 1° febbraio 2013.

L’interrogazione, richiesta del Responsabile Provinciale del Dipartimento per il Mezzogiorno di Fratelli d’Italia AN LecceAndrea Munno, promossa e sostenuta dal Portavoce Provinciale Pierpaolo Signore, è un tema molto vicino a centinaia di leccesi che lavorano all’interno di agenzie di call center.

Nell’interrogazione è stata evidenziata la condizione lavorativa degli operatori di call center, divenuta ormai insostenibile a causa di orari sin troppo flessibili, con richieste di lavoro fino a 10\12 ore giornaliere a causa dei numerosi contratti part time con agenzie interinali, accettate dai lavoratori per paura di un mancato rinnovo.

“Ciò che riteniamo sia più grave – spiega Munno – è la continua dislocazione all’estero delle commesse. In questo modo si toglie lavoro ai giovani italiani che si vedono sottrarre un’ulteriore possibilità di costruire un futuro dignitoso in Italia. Un altro problema sono i contratti con le agenzie interinali che sistematicamente sfruttano i ragazzi, costringendoli a turni lunghissimi per paura di non avere il rinnovo del contratto. Per i dipendenti dei call center, invece, il problema è legato alla flessibilità dell’orario di lavoro che, il più delle volte e nei contratti part time, impedisce loro di organizzare la loro vita privata e di avere un secondo lavoro.”

L’interrogazione ha dato risalto, quindi, alle continue dislocazioni in Paesi esteri, come Romania, Albania, Tunisia, etc., Paesi in cui le aziende continuano ad investire con scarsi risultati a livello gestionale ma redditizi dal punto di vista economico.

In questo modo viene meno il lavoro per tanti giovani italiani, che vorrebbero costruire una famiglia nel proprio Paese ed invece sono costretti ad emigrare, rinunciando magari al sogno di avere un futuro dignitoso in casa propria. Si è richiesto al Ministro quali iniziative, anche normative, intenda assumere per porvi rimedio.

“Il problema ci tocca da vicino – continua Signore – basti pensare che nell’azienda leccese Comdata hanno sospeso i contratti a chi aveva il tempo determinato. Comdata è una grandissima realtà che conta circa 1600 dipendenti: se dovesse delocalizzare sarebbe un disastro per il nostro territorio e per i nostri ragazzi.”

“Con l’interrogazione parlamentare voluta fortemente dall’Esecutivo Provinciale di Lecce – conclude Signore – abbiamo voluto rimarcare che bisogna iniziare a preoccuparsi di questo settore e fare in modo che questa e tantissime altre aziende come questa vengano tutelate attraverso il CCNL al più presto.”

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