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Al Teatro Paisiello Giuseppe Semeraro per La scena dei ragazzi in serale

La figura di Danilo Dolci sfugge a qualsiasi tentativo di classificazione: poeta, intellettuale, pedagogo. Dopo un breve viaggio in Sicilia decide di ritornarci e di mettersi al fianco degli ultimi, dei diseredati, dei banditi come li chiamava lui stesso. Negli anni cinquanta organizza e promuove tantissime manifestazioni e scioperi in difesa dei diritti dei contadini, dei pescatori, dei disoccupati. Il suo attivismo gli valse due candidature a premio Nobel per la pace e il riconoscimento a livello internazionale del suo operare. Sempre in quegli anni con i contadini progetta e realizza una radio clandestina, un asilo, una diga, l’universitaĚ popolare insieme a tanti progetti culturali. Quello che piuĚ mi interessa in questa figura sono le sue qualitaĚ umane, il suo grande potere comunicativo e soprattutto la fiducia che sapeva spargere attorno a seě. QualitaĚ che gli permisero di creare un grande movimento popolare che sfocioĚ nel grande “Sciopero alla rovescia”; manifestazione che rivendicava il fatto che dei disoccupati per protesta andavano a lavorare rendendosi utili in lavori per la collettivitaĚ. Danilo Dolci voleva, con i disoccupati Siciliani, ricordare all’Italia intera che per la Costituzione Italiana il lavoro eĚ un diritto ma anche un dovere se questo lavoro ha un’utilitaĚ pubblica. Durante la manifestazione Danilo Dolci fu arrestato assieme ad alcuni collaboratori, ne segui un processo che segnoĚ un profondo spartiacque nell’Italia del dopoguerra. Dalle vicende umane di questo gigante dimenticato abbiamo creato un pezzo teatrale che tenta non solo di raccontarne i momenti piuĚ importanti ma di evocarli con il corpo nudo del teatro.

Giuseppe Semeraro

“ Questo intellettuale Triestino, che se avesse voluto avrebbe potuto costruirsi in breve, coi guadagni del suo lavoro di artista, una vita brillante e comoda in qualche grande cittaĚ e una casa ricca di quadri e libri, eĚ andato a esiliarsi a Partinico, nel povero paese rimasto impresso nei suoi ricordi di bambino, e si eĚ fatto pescatore affamato e spalatore della trazzera per far intendere a questi diseredati, colla eloquenza dei fatti, che la cultura eĚ accanto a loro, che la sorte della nostra cultura eĚ la loro sorte, che siamo, scrittori e pescatori e sterratori, tutti cittadini dello stesso popolo, tutti uomini della stessa carne. Egli ha fatto quello che nessuno di noi aveva saputo fare. Per questo sono venuti qui da tutta Italia gli uomini di cultura a ringraziarlo: a ringraziarlo di questo esempio, di questo riscatto operato da lui, agnus qui tolli peccata di una cultura fino a ieri immemore dei suoi doveri. “

Piero Calamandrei ( testimonianza resa al processo a Danilo Dolci )

Cosa vuol dire quando anatre ritornano? Anatre che nella Sicilia occidentale non si fermavano piuĚ da molti anni. Vuol dire che eĚ arrivato un uomo che con le sue mani si eĚ messo a fare quanto gli altri hanno dimenticato: lavorare la terra, costruire asili e fognature, erigere dighe, opporsi alla mafia, affermare il diritto. Quell’uomo, oggi incredibilmente dimenticato da tutti, si chiama Danilo Dolci, veniva da nord e ha scelto la terra piuĚ povera che conosceva, la Sicilia di Trappeto e Partinico, per cercare se stesso. Aveva tutti contro, fuorcheě la povera gente, quelli che lo Stato chiamava “banditi”, negava loro l’educazione e li chiudeva in galera. In mezzo a queste persone fa amicizia con Ambrogio Gallo, per tutti lu Zimbrogi. Questa eĚ la storia della loro amicizia. E delle anatre, che sono tornate.

 

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