martedì, Aprile 23, 2024
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XOFF. CONVERSAZIONI SUL FUTURO: “RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL”

XOFF. CONVERSAZIONI SUL FUTURO: “RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL”

Dopo l’incontro con Ilaria Cucchi prosegue la rassegna Xoff – Conversazioni sul futuro, promossa dall’associazione culturale Diffondere idee di valore. Mercoledì 30 marzo (ore 19 – ingresso libero) alle Officine Culturali Ergot di Lecce appuntamento con la presentazione del “Rapporto 2015-2016 di Amnesty International”. Interverranno Riccardo Noury (portavoce di Amnesty International Italia), Ivan Grozny Compasso (giornalista freelance), Giovanni Ziccardi (avvocato, docente e direttore del corso di perfezionamento post-laurea in Computer Forensics e Investigazioni Digitali e quello in Informatica Giuridica dell’Università degli studi di Milano), Leonardo Palmisano (sociologo e autore con Yvan Sagnet del recente volume “Ghetto Italia”). Modererà Gabriele De Giorgi (LeccePrima.it).

Il Rapporto (rapportoannuale.amnesty.it) documenta la situazione dei diritti umani in 160 paesi e territori durante il 2015. In molte parti del mondo, un notevole numero di rifugiati si è messo in cammino per sfuggire a conflitti e repressione. La tortura e altri maltrattamenti da un lato e la mancata tutela dei diritti sessuali e riproduttivi dall’altro sono stati due grandi fonti di preoccupazione. La sorveglianza da parte dei governi e la cultura dell’impunità hanno continuato a negare a molte persone i loro diritti. Questo rapporto rende merito a tutte le persone che si sono attivate in difesa dei diritti umani in tutto il mondo, spesso in circostanze difficili e pericolose. Il testo contiene le principali preoccupazioni e le richieste di Amnesty International ed è una lettura fondamentale per chi elabora strategie politiche, per gli attivisti e per chiunque sia interessato ai diritti umani.

«Il 2015 ha messo a durissima prova la capacità dell’intero sistema internazionale di risposta alle crisi e agli sfollamenti di massa di persone, che si è rivelato tristemente inadeguato. Era dalla seconda guerra mondiale che i flussi di sfollati e di persone in cerca di rifugio non raggiungevano le dimensioni globali attuali. Questa situazione è stata in parte alimentata dal perdurare del conflitto armato in Siria, con ormai più della metà della popolazione in fuga, oltre i confini nazionali o sfollata internamente al paese. Finora i tentativi di trovare una soluzione al conflitto non sono serviti a nient’altro che a mettere in luce divisioni globali e regionali», sottolinea nell’introduzione al volume Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. «Negli ultimi mesi, la reale gravità della crisi ha spinto le iniziative multilaterali di risposta all’ormai ininterrotto flusso di rifugiati, compreso il Piano regionale delle Nazioni Unite per i rifugiati e la resilienza, verso un maggiore coordinamento tra Egitto, Iraq, Giordania, Libano e Turchia. I governi europei, il Canada e gli Usa, dove la percezione dell’opinione pubblica della problematica dei rifugiati è stata scossa dalla struggente immagine diffusa dai mezzi d’informazione del corpo annegato del piccolo siriano Aylan Kurdi, sono stati costretti a reagire all’indignazione generale e alle richieste di accogliere i rifugiati e di porre fine alla crisi. Sia nei paesi dell’area vicini alla Siria sia negli stati occidentali sono emerse profonde divergenze d’approccio nelle risposte alle crisi e ai conflitti. Se da un lato moltissimi rifugiati siriani hanno trovato ospitalità in alcuni dei paesi della regione, molti governi fuori e dentro la regione del Medio Oriente e Africa del Nord hanno continuato a mostrarsi riluttanti ad aumentare l’ammissione di rifugiati oltre una certa soglia. La condivisione degli sforzi e delle responsabilità ha continuato a essere terribilmente sbilanciata e le risorse fornite non riuscivano a far fronte a una crisi in rapida evoluzione. Nel frattempo, i diritti umani di molte famiglie e singole persone in movimento venivano violati, anche mediante la criminalizzazione dei richiedenti asilo, provvedimenti di refoulement, respingimenti e trasferimenti verso altri territori, oltre a varie iniziative degli stati che si sono configurate come una vera e propria negazione dell’accesso alle procedure di richiesta d’asilo», prosegue. «Le pagine del Rapporto non riusciranno a trasmettervi completamente la realtà della sofferenza umana che ha segnato le crisi degli eventi dell’ultimo anno e nello specifico la crisi dei rifugiati, ora inasprita dal freddo dell’inverno. In una situazione come questa, proteggere e rafforzare i sistemi di protezione dei diritti umani e dei civili non è più una scelta. È letteralmente una questione di vita o di morte».

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