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Tutto esaurito per Il Piccolo Principe di Salvatore Della Villa al Teatro Apollo di Lecce

Uno spettacolo coinvolgente, un allestimento dal sapore “felliniano” allegramente sognante, che incanta i più piccoli ed emoziona gli adulti: tutto esaurito al Teatro Apollo di Lecce per “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry, fortunata produzione della Compagnia Salvatore Della Villa, giunta al suo quarto allestimento dal 2008 a oggi. Domenica 8 aprile dalle 18.30 in scena lo spettacolo molto fedele al testo originale, uscito per la prima volta il 6 aprile 1943 a New York da Reynal & Hitchcock, grazie all’adattamento e alla regia di Salvatore Della Villa. Costumi e scene sono realizzate dall’artista Disney Emilio Urbano mentre le musiche originali sono firmate da Gianluigi Antonaci. Il protagonista è il piccolo Filippo De Carlo. «La produzione da dieci anni è sostanzialmente la stessa. Ovviamente il tempo migliora le cose. Una delle caratteristiche principali di questo Piccolo Principe è che scelgo sempre un protagonista che ricorda i caratteri fisionomici del personaggio: in questa produzione è un bambino molto bello, biondo, bravissimo, è difficile anche identificarlo come attore, è come se fosse davvero il Piccolo Principe», sottolinea Della Villa in scena con Giustina De Iaco, Otto Marco Mercante, Matteo Padula e Vincenza De Rinaldis. «Il Piccolo Principe nasce con l’universalità di una favola, ma ha al suo interno un percorso di esplorazione filosofica», prosegue il regista. «C’è chi lo vede come pieno di moralismi, esistono anche tante parodie, in realtà è la classica parabola biblica che nasconde un sottotesto enorme. La lettura che ho dato io è di stampo cristiano, con l’elemento fondamentale della Trinità: il Saint-Exupery è diviso in tre, bambino, aviatore e autore, e questa figura tridimensionale si va a inserire in una Trinità composta dal padre (l’autore stesso), dal figlio (il Piccolo Principe) e dallo Spirito Santo (la rosa)», precisa. «Del resto il protagonista del racconto è il Saint-Exupery stesso, che cade in un deserto simbolico, il deserto dell’umanità, dell’Io che si accorge di essere povero e sviluppa interrogativi. Il Piccolo Principe è l’Io bambino dell’autore, si fa delle domande e delle provocazioni attorno a personaggi drammatici. E poi è davvero un’operazione magica. È un racconto così misterioso che sono approcci stupidi quelli che lo identificano come una favoletta sull’amore. È un testo universale».

Il Narratore ci condurrà in un viaggio lungo pianeti, stelle ed asteroidi, luoghi cui i grandi hanno attribuito un numero per nome, ma dove lo spazio non è più grande di una casa. Piccoli mondi abitati da buffe mediocrità e tragiche megalomanie: l’ubriacone che beve per dimenticare la vergogna di bere; il re che per esistere ha bisogno di comandare su un pianeta abitato solo da lui; il vanitoso che si accorge degli altri solo quando questi lo ammirano; l’uomo d’affari che trascorre il suo tempo a contare le stelle, il che basta a fargliele sentire tutte sue, color giallo oro, come i soldi, con cui comprarne ancora altre; il geografo che attende i resoconti degli esploratori ed intanto ignora la geografia del proprio pianeta; il lampionaio che accende e spegne ogni minuto l’unico lampione del pianeta. Ogni giorno il Narratore impara qualcosa di sé e del pianeta del Piccolo Principe, l’asteroide B 612, un luogo poco più grande di una casa; su quel pianeta il Piccolo Principe custodisce un tesoro prezioso per la sua bellezza, una rosa, indifesa eppure fiera delle proprie quattro spine, delicata ed esigente, perché lui ne è responsabile per essere l’unica cosa l’uno per l’altra. Anche il Piccolo Principe ha bisogno di conoscere altri pianeti diversi dal proprio. Perché così è la vita, lui è cresciuto e d’un tratto il mondo appare senza confini. Come il deserto sul pianeta Terra, dove il serpente gli ha insegnato che il male esiste e qualche volta può servire anche a condurre verso il bene. Sulla Terra il Piccolo Principe ha scoperto un giardino fiorito di rose, dove, piangendo, ha capito che il suo fiore non era l’unico al mondo. Ma la volpe era lì per insegnargli che l’amicizia, come l’amore, è una di quelle rare cose che a dividerle si moltiplicano e ciascuna, quando è vera, resta sempre unica.

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