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Tagli di budget alla clinica “Città di Lecce”. Mazzei interroga Vendola e Gentile

Un vecchio adagio popolare, saggio per definizione, invita a risparmiare su tutto ma non sulla salute.

La saggezza di tale motto risiede in due intendimenti: da un lato  si devono tagliare le spese superflue e cercare di dedicare le necessarie risorse al benessere della persona, dall’altro se si lasciano peggiorare le cose aumentano anche i futuri costi per interventi tardivi e duraturi.

L’idea di base, ovviamente, è quella che la vita delle persone venga prima di ogni cosa e che tutti debbano veder garantiti i loro diritti alla salute.

La Regione Puglia, invece, da un po’ di anni a dire il vero, a dispetto della spottistica imperante, ha scelto di stringere i cordoni soltanto su un versante della spesa e, cosa che fa più male, soprattutto per certe aree territoriali.

Inutile ribadire, solo per fare uno dei tanti esempi, che la sospensione delle erogazioni per le prestazioni in convenzione, sia nel reparto cardiologico che in quello ortopedico della Clinica Città di Lecce, a seguito del taglio del budget da parte della Direzione Generale della ASL di Lecce, si configuri come un taglio arbitrario, assurdo e grave, sia per gli operatori che, ovviamente, per i pazienti.

 La copertura finanziaria assegnata per i reparti in questione è stata ridotta per la Cardiologia da 9 milioni dello scorso anno a 2,9 milioni per l’anno in corso, per il reparto di ortopedia da 5,2 milioni per il 2013 a soli 2,8 milioni per l’anno in corso.

È del tutto ovvio che i livelli di assistenza non potranno essere garantiti e le possibili ripercussioni per i lavoratori dei servizi interessati saranno consequenziali.

Già da adesso, i tagli operati hanno causato la sospensione dell’erogazione dei servizi in convenzione con evidenti disagi per i pazienti in cura ed in attesa di ricevere le prestazioni sanitarie necessarie.

La scelta operata porterà ad un aumento della mobilità passiva con un notevole disagio ed aumento delle spese per i pazienti ed un conseguente aumento delle spese sanitarie complessive per la Regione Puglia.

Cioè, non solo si tagliano risorse, ma non si risparmia nemmeno. Il provvedimento aumenta i viaggi della speranza (incentivando la mobilità fuori Regione molto costosa per i pazienti e per la  spesa sanitaria regionale) e mortifica una struttura d’eccellenza come la Clinica Città di Lecce.

Mi risulta che interventi di protesi ortopediche fuori Regione da parte dei Medici specialisti siano già iniziati, fatto che porterà nei prossimi anni ad una ricaduta economica negativa per la Puglia a cui saranno fatturati gli interventi con costi notevolmente superiori (quasi il doppio) a quelli ora non eseguiti a “Città di Lecce”.

Sorge spontanea una domanda: prima di operare i tagli in questione si è ascoltato l’Osservatorio Regionale delle protesi, istituito proprio dalla Giunta Regionale? È stato consultato, inoltre, l’ UVAR (l’Unità di Valutazione dell’Appropriatezza dei Ricoveri)in servizio nella ASL di Lecce?

Al fine di evitare scelte ragionieristiche sulle necessità sanitarie territoriali, che invece devono tenere conto dei dati statistici e medici indispensabili per avere un servizio migliore ed un contenimento reale dei costi, rivolgerò immediatamente un’interrogazione all’Assessore alla Sanità, Elena Gentile, ed al Presidente della Giunta Regionale, Nichi Vendola, per conoscere:

I motivi che hanno portato all’adozione della Delibera Direttoriale della ASL di Lecce con cui si è deciso di stabilire il budget necessario per le attività di Cardiologia e Ortopedia in Provincia di Lecce, riducendo le risorse disponibili per la Clinica Città di Lecce;

Se è stato consultato l’Osservatorio Regionale delle protesi che raccoglie i report di tutti gli interventi eseguiti da cui emergono le reali necessità territoriali;

Se è stato acquisito parere del responsabile dell’ UVAR della ASL di competenza;

Se non si ritenga opportuno chiedere l’immediata revisione della programmazione delle prestazioni in convenzione adottate dalla Direzione Generale della ASL di Lecce, al fine di evitare possibili ripercussioni negative sulle spese sanitarie, ed eventuali verifiche da parte della Corte dei Conti.

Provvedimenti così puntivi, del tutto scollegati dalle reali necessità del territorio, fanno venire in mente domande maliziose: cosa è che non va della Clinica Città di Lecce alla baricentrica Giunta Regionale?  Il nome che ricorda la nostra città – e quindi la clinica va vessata solo per questo? – oppure il cognome – Fitto – del direttore del reparto in questione?

Se solo si sapesse cosa non va, si capirebbe la ratio di un provvedimento che su due piedi sembra non avere alcuna giustificazione

 

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