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Progetto liquido seminale studenti

Il liquido seminale degli studenti all’esame del Centro di Procreazione assistita. In caso di infertilità il campione viene congelato.

Parte a gennaio un «monitoraggio» del liquido seminale degli studenti delle 4^ e 5^ classi delle scuole superiori. Un progetto pilota avviato dal dottore Antonio Luperto, responsabile del Centro di procreazione medicalmente assistita (Cpma) di Nardò, preoccupato che i ragazzi, fra 15-20 anni, possano risultare infertili.

«Il progetto non parte subito in tutte le scuole perché non siamo in grado di screenarle tutte», spiega il dottore Luperto, «Per il momento abbiamo avviato una collaborazione con la dirigente dell’Istituto “A. Vespucci” di Gallipoli, Paola Apollonio. Ma anche il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, si è detto disponibile a mettere a disposizione le scuole della città capoluogo».

Il ginecologo della Asl ha la vista lunga. Ha osservato che mentre le bambine e le ragazze vanno dal ginecologo, i maschetti non li valuta nessuno perché nessuno li porta dall’andrologo. Non c’è la cultura. Parliamo di educazione dei ragazzi alla riproduzione consapevole.

«Un varicocele per esempio – spiega il dottore Luperto – che prima, a 18-20 anni, veniva fuori con la visita militare, oggi non lo diagnostica nessuno. E i giovani arrivano da noi a 30-35 anni che sono infertili. Nessuno li ha mai visitati».

Il dottore Luperto è convinto che una gran parte dell’ infertilità è imputabile a fattori ambientali. «Quella spazzatura abbandonata ai bordi delle strade, i materassi e tutti i rifiuti – spiega – provocano diossina e interferenti endocrini. Fattori che oggi sono studiati dall’epigenetica, la scienza che studia l’influenza dell’ambiente. Un ragazzo oggi – continua – non mangia carne al testosterone, ma agli estrogeni, agli ormoni femminili. Gli idrocarburi, i gas di scarico che respiriamo, si trasformano in estrogeni; così l’acqua del rubinetto che viene dalle falde dove è andata a finire l’urina delle donne che hanno assunto la pillola».

Tornando al progetto, a scuola viene spiegato ai ragazzi più grandi che in provincia esiste un Centro di riferimento pubblico dove chi vuole può portare il suo campione di liquido seminale.

«Noi “leggiamo” il campione e, se tutto è regolare va bene», anticipa il ginecologo del Cpma, «Se c’è qualcosa che non va noi lo passiamo all’Istituto di Genetica di Lecce, in collaborazione con il Dream, dove vengono fatte le indagini sul Dna. Dall’esame del liquido si capisce se un ragazzo è nato già con qualcosa di genetico alla nascita, se è il territorio e l’ambiente che influiscono negativamente, se ha un varicocele, una prostatite. E quindi possiamo aiutarlo per tempo».

Nel progetto sono coinvolti anche i genitori dello studente quasi maggiorenne, ai quali viene illustrato il programma a carattere preventivo e precauzionale, che parte a gennaio.

«Questo per noi diventa un elemento fondamentale – spiega l’andrologo – perché possiamo inquadrare il problema per tempo e porre rimedio dove si può. Se rileviamo un varicocele (che i ragazzi non sanno di avere) proponiamo di congelare il liquido seminale, perché fra 20 anni il ragazzo non avrà più spermatozoi. E quindi evita il rischio di ricorrere alla fecondazione eterologa, la riproduzione fatta da un altro individuo. Così si sgonfia sul nascere un problema che poi diventa grosso.

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