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Migranti stagionali a Nardò, in Prefettura firma del protocollo d’intesa

Migranti stagionali a Nardò, in Prefettura firma del protocollo d’intesa

Il protocollo, per Valentina Fragassi, segretaria generale Cgil Lecce, e Monica Accogli, segretaria generale Flai Cgil Lecce, rappresenta un passo importante nella lotta per la legalità in agricoltura: “Per la prima volta – affermano -, infatti, istituzioni, rappresentanti dei lavoratori e parti datoriali e sociali, in provincia di Lecce, siglano un accordo che mette al primo posto i lavoratori come condizione da cui partire per tutelare il settore e il territorio. Per la prima volta inoltre si condivide l’utilizzo anche dei fondi comunitari europei FSE-FESR per attivare azioni positive inerenti le tematiche dei trasporti, i centri per l’impiego, l’assistenza e l’integrazione”.

Le due segretarie spiegano che non sia stato facile raggiungere questo traguardo: “Pensiamo – asseriscono – però che si possa, negli anni, puntare a migliorare ancora di più gli obiettivi da condividere. Siamo infatti ancora molto in ritardo con la programmazione di interventi che favoriscano la legalità nel lavoro e l’integrazione dei lavoratori stagionali nel contesto urbano e sociale in cui operano. Non possiamo definirci pienamente soddisfatti finché non saranno raggiunti questi obiettivi. Il caporalato è un reato che si combatte con le leggi e la repressione, ma è anche un problema culturale che deve essere risolto. Finché avremo ghetti, containers o moduli abitativi ai margini delle città non potremmo ritenere sconfitto il caporalato”.

Dal 2011 la Cgil e la Flai sono sul campo in una lotta difficile e rischiosa, in difesa degli invisibili: centinaia di lavoratori (come riportato anche nel protocollo, nell’area di Nardò quest’anno se ne stimano circa 300, nonostante il dato disponibile dal Centro per l’Impiego di Nardò sia pari a 150 avviati al lavoro) non stanziali, costretti, nel periodo in cui sono impegnati nelle campagne del nostro territorio, a sottostare a condizioni di lavoro e di vita insostenibili, in alcuni casi tragiche, indegne di un paese civile.

Mettere sotto i riflettori queste situazioni ha prodotto, certamente, delle conseguenze positive: sono aumentati i controlli e le ispezioni; alcuni lavoratori hanno avuto il coraggio, non sentendosi più soli, di denunciare i soprusi subiti; c’è una legge, la 199 del 2016, per il contrasto al lavoro nero allo sfruttamento del lavoro in agricoltura e per il riallineamento retributivo nel settore agricolo.

La strada da fare, per Cgil, si preannuncia però ancora lunga: il caporalato e il lavoro irregolare e nero in agricoltura continuano a essere largamente presenti nel territorio. Così come si è lontani da un processo di integrazione nel tessuto sociale e civile di questi lavoratori che dovrebbero poter vivere nel contesto urbano, in case affittate a prezzi calmierati (obiettivo perseguito quest’anno anche con il bando di Cassa Amica), e non nelle tende.

Come rimarca l’ultimo rapporto sulle agromafie della Flai Cgil (2016) il Salento è, in Italia, uno degli 80 epicentri nei quali sono stati riscontrati fenomeni di grave sfruttamento in agricoltura e caporalato e più di 400mila i lavoratori irregolari in agricoltura e potenziali vittime di caporalato. Il danno economico prodotto da questo numero di irregolari in agricoltura si aggira tra i 3,3 e i 3,6 miliardi euro.

“Ecco perché – insistono – serve l’alleanza di tutte le forze sane del territorio: l’interesse è collettivo e guarda a un vantaggio complessivo, civile ed economico. Intanto anche quest’anno, la Flai e la Cgil, con il camper dei diritti, continueranno a fare sindacato di strada, incontrando i lavoratori nei luoghi di lavoro o nei posti di ritrovo e operando un’azione capillare di contrasto al lavoro nero e al caporalato nei territori più esposti. Una lotta – concludono – per la legalità che da oggi, auspichiamo, possa essere ancora più efficace ed incisiva, grazie all’impegno di tutti coloro che hanno sostenuto e firmato l’accordo in Prefettura”.

 

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