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L’isola della Pasqua al Castello di Gallipoli (Le)

L’ISOLA DELLA PASQUA
Il Castello di Gallipoli accoglie una mostra dedicata ai riti della Settimana Santa nella città jonica. Le sale dell’antico maniero ospiteranno un’esposizione di paramenti religiosi, troccole, lanterne e vari cimeli delle preziose collezioni delle confraternite e una selezione di fotografie di Michele Esposito.

Il Castello di Gallipoli, in provincia di Lecce, si prepara a indossare il suo abito più mistico e spirituale per far immergere i propri visitatori nel clima religioso che si respira nella città jonica nei giorni della Settimana Santa. Da giovedì 26 marzo a domenica 10 maggio (inaugurazione ore 17.30 – ingresso 5 euro – ridotto 3 euro) le sale dell’antico maniero ospiteranno “Gallipoli, l’isola della Pasqua“: un’esposizione di paramenti religiosi, troccole, lanterne e vari cimeli provenienti dalle preziose collezioni delle varie confraternite. La mostra sarà arricchita da una selezione di fotografie di Michele Esposito, scattate durante le ultime processioni della Settimana Santa, da un video e da una istallazione artistica.

La mostra – che valorizza l’immagine di Gallipoli e della sua forte tradizione per i riti della Settimana Santa – sarà inaugurata il giorno prima della Processione dell’Addolorata, che si tiene il venerdì che precede la Domenica delle Palme e che parte a mezzogiorno dalla chiesa Santa Maria del Monte Carmelo e della Misericordia per raggiungere la Cattedrale. Al termine della celebrazione liturgica la processione percorre lentamente tutta la città nuova per poi tornare nel centro storico attraversando il ponte che collega l’isola alla terra ferma. Il momento più toccante della lunga processione è sicuramente la benedizione al mare e ai naviganti dal bastione San Giuseppe. Dopo la processione dell’Addolorata, nel corso della Settimana Santa il centro storico di Gallipoli ospita la visita ai Sepolcri (giovedì 2 aprile), la Processione dei Misteri e della tomba di Cristo del Venerdì Santo (venerdì 3 aprile), la Processione di Maria Desolata del Sabato Santo (all’alba di sabato 4 aprile) e il rogo della Caremma nel giorno di Pasqua (domenica 5 aprile).

La mostra nasce da un’idea dell’Agenzia di Comunicazione Orione di Maglie, che gestisce da circa un anno il Castello con la direzione artistica dell’architetto Raffaela Zizzari, in sinergia con l’Amministrazione comunale e il prezioso contributo del sindaco Francesco Errico, in collaborazione con le Confraternite di Gallipoli, sotto il patrocinio della Diocesi di Nardò Gallipoli. <<La mostra vuole tradursi in un messaggio chiaro sui valori delle nostre radici, e sull’evoluzione nel tempo di quei valori, sulla loro capacità di comunicare significati propositivi, di stabilire interrelazioni e reciproca conoscenza. Funzioni fondamentali ai fini non sono promozionali ma soprattutto divulgativi se non addirittura educativi del territorio e del turismo gallipolino>>, sottolinea  Raffaela Zizzari.

Dopo decenni di chiusura e incuria, dal luglio 2014 è stato reso fruibile un percorso di visita che mira a ricostruire la storia della città e dell’antico maniero, senza alterarne il carattere e senza avere la pretesa di essere un restauro integrale del monumento che richiederebbe ben altre risorse per ritornare agli antichi splendori. Il castello si erge all’ingresso del borgo antico di Gallipoli, città da sempre fortificata e, per la sua posizione strategica, contesa. È circondato quasi completamente dal mare. Ha pianta quadrata con torrioni angolari, di cui uno poligonale. Nei periodi successivi furono effettuati numerosi interventi di ristrutturazione e fortificazione. I lavori più importanti vennero progettati dagli Aragonesi. Quando il Duca Alfonso di Calabria venne nel Salento tra il 1491 e il 1492, condusse con sé il celebre architetto militare senese Francesco di Giorgio Martini e volle che questi rinnovasse le fortezze salentine secondo i progressi dell’arte della guerra, che tendeva ad abbandonare la conformazione quadrilatera ereditata dal sistema romano per passare al pentagono. Il senese, non potendo demolire e ricostruire ex novo, ideò il “Rivellino” mediante il quale rese di forma pentagonale l’intero maniero. Prima dell’Unità d’Italia, quando nel 1857 il castello venne radiato dal Novero delle fortezze del Regno Borbonico, perse la sua funzione difensiva, ma mantenne e anzi intensificò la sua funzione civile e soprattutto commerciale. Durante il 1800 divenne deposito di sali e tabacchi, oltre che sede della Dogana nel 1882 e, successivamente, sede della 17^ Legione della Guardia di Finanza.

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