giovedì, Aprile 25, 2024
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Jobs Act, primo sì al nuovo articolo 18

Cambia l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ieri sera la Commissione Lavoro della Camera ha dato il via libera all’emendamento del governo al Jobs act che prevede la riassunzione “in alcuni casi specifici” di licenziamenti disciplinari. In caso di licenziamenti economici è invece previsto solo un indennizzo crescente al crescere dell’anzianità di servizio. L’emendamento prevede anche tempi certi per l’impugnazione del licenziamento. Soddisfatti di Pd e Nuovo Centrodestra.

Il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova ha espresso “soddisfazione”. “Esprimo soddisfazione per il percorso che con pazienza da giorni abbiamo sviluppato e che oggi -sottolinea Bellanova- ha portato ad una mediazione positiva, che chiarisce ulteriormente i contorni della delega nel capitolo delicato delle tutele”. “Avanti dunque con un’opera impegnativa e complessa di riforma, per dare al più presto risposte alle persone in carne ed ossa che fuori da qui aspettano un segnale concreto di cambiamento”, conclude il sottosegretario al Lavoro.

Le opposizioni per protesta hanno lasciato l’aula. ”Forza Italia ha deciso, insieme alle altre opposizioni, di abbandonare i lavori della commissione Lavoro della Camera perché quello che sta accadendo sul Jobs Act contraddice qualsiasi logica di confronto democratico e di rispetto per le istituzioni parlamentari, sia nel metodo che nel merito” dichiara, in una nota, Annagrazia Calabria, capogruppo di Forza Italia in Commissione Lavoro. ”Nel metodo -spiega-, la Commissione è stata costretta a recepire un provvedimento frutto dell’esclusivo compromesso interno al Pd: una procedura che ha mortificato il ruolo del Parlamento, riducendolo a mero ratificatore delle decisioni di un organo di partito”. Quanto al merito, aggiunge, “siamo di fronte ad una legge delega che è una scatola vuota”, a “una paventata riforma del tutto arrendevole e fortemente viziata dai retaggi ideologici e corporativisti della sinistra Pd”.

Ad abbandonare i lavori anche la Lega Nord. ”Per noi il confronto si chiude con la riformulazione voluta dal governo dell’articolo 18 – dice il capogruppo della Lega Nord in commissione Lavoro, Emanuele Prataviera – . Non vogliamo prestarci a questa farsa, messa in scena dal governo e dalla maggioranza”. ”Non siamo più disposti a prestarci ai giochetti del Partito democratico -avverte- che continua a prendere in giro i lavoratori e i milioni di disoccupati di questo Paese. Senza contare i pensionati e gli esodati, che il governo ha abbandonato a loro stessi”.

Il Parlamento ha lavorato come un sorvegliato a distanza” denunciano i deputati M5S. “Sorvegliato dal governo Renzi-Sacconi. Sul Jobs Act abbiamo presentato 100 emendamenti di merito e ne hanno approvati solo due che in pratica correggevano il loro testo. Ci hanno trattati, tutti noi parlamentari, come correttori di bozze”. “Il governo -sottolineano- si autodelega a massacrare i lavoratori. Le modifiche concesse ai sindacalisti del Pd sono un contentino che non cambia la ratio del provvedimento. Il Jobs Act è diventato chiaramente un ‘Jobs Pact’. E ci riferiamo al patto scellerato per cui il governo cede a un partitino del 2,5 per cento”, chiosano i deputati pentastellati.

Soddisfazione è stata espressa dal Nuovo Centrodestra. “Oggi il Governo ha mantenuto gli accordi presi con il Nuovo Centrodestra sul Jobs Act e ha confermato che siamo motore delle riforme” ha detto Nino Bosco, deputato di Ncd e in Commissione Lavoro. Finalmente, continua, “cambia il mercato del lavoro che si adegua ai tempi e alla flessibilità necessaria. Con il contratto a tutele crescenti si estendono i diritti e insieme alla decontribuzione per le nuove assunzioni si imprime una forte spinta all’occupazione perché le aziende non avranno più timore a creare nuovi posti di lavoro”.

Quando la cortina fumogena del dibattito ideologico si abbasserà, scrive il premier Renzi sulla sua enews, “vedrete che in molti guarderanno al Jobs Act per quello che è: un provvedimento che non toglie diritti, ma toglie solo alibi. Toglie alibi ai sindacati, toglie alibi alle imprese, toglie alibi ai politici”.

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