venerdì, Marzo 29, 2024

Il saluto

Una moneta napoletana di stile gotico

I saluti furono coniati a Napoli esclusivamente da Carlo I d’Angiò(1266-1285) e dal suo successore Carlo II d’Angiò(1266 –1309). Si trattava di carlini, coniati sia in oro che in argento, che presero il nome di saluto d’oro e saluto d’argento, in quanto al rovescio della moneta è raffigurata la scena dell’annunciazione.

Il saluto d’oro, in particolare, era una moneta di 4,44 g e aveva il valore di 5 tarì d’oro, del reale e dell’augustale che, monete queste che, pur avendo un maggior peso, avevano un minor titolo in oro.

Si tratta di una moneta “moderna” che, per tipologia e stile, si discosta profondamente dalle altre monete, impiegate sino ad allora nei commerci, le quali si ispiravano invece ai tarì arabi o ai solidi bizantini o ancora, almeno nello stile, agli aurei romani.

Il saluto, infatti, è coniato in modo piatto, in perfetto e raffinato stile gotico, riportante al dritto lo stemma bipartito degli angioini di Napoli(la croce di Gerusalemme e i gigli angioini) e al rovescio la scena dell’Arcangelo Gabriele che saluta Maria annunciando la nascita di Gesù.

Come detto fu coniato anche il saluto d’argento. Esso pesava 3,395 grammi e valeva 1/14 del saluto d’oro.

Un saluto d’oro di Carlo II d’Angiò ha recentemente destato una certa curiosità nel mondo numismatico. Si tratta di una moneta che, a differenza degli altri saluti conosciuti, riporta al dritto nei pressi del bordo ad ore 3, la sigla I. Potrebbe essere il primo caso in assoluto in cui un incisore(Giovanni Fortino della Zecca di Brindisi) pone la propria firma su una moneta. Tale usanza diverrà la regola a partire dal Rinascimento.

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CGR

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