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GLI SCAVI D’ATENEO, DAL SALENTO ALLA TURCHIA IL 30 MARZO LA PRESENTAZIONE DEI RISULTATI DELLE CAMPAGNE DI SCAVO ARCHEOLOGICO DELL’ANNO 2016

GLI SCAVI D’ATENEO, DAL SALENTO ALLA TURCHIA IL 30 MARZO LA PRESENTAZIONE DEI RISULTATI DELLE CAMPAGNE DI SCAVO ARCHEOLOGICO DELL’ANNO 2016

Saranno presentati il prossimo giovedì 30 marzo 2017, alle ore 9 nell’aula “Cremonesi” (via Birago 64, Lecce), i risultati degli scavi condotti dagli archeologi dell’Università del Salento nel corso dell’anno 2016. L’incontro, aperto al pubblico, è organizzato dal Dipartimento di Beni Culturali d’intesa con il Dipartimento di Studi Umanistici e nasce con lo scopo di divulgare questi importanti risultati, raggiunti anche al contributo economico dell’Ateneo stesso.

Sono in programma interventi che si riferiscono a ricerche di un arco cronologico molto ampio, dalla preistoria (scavi di Mersin, in Turchia) sino al Medioevo e all’età moderna (scavi delle mura urbiche di Lecce). Altrettanto ampio è l’orizzonte geografico: agli scavi condotti nel Salento (Giuggianello, Lecce, Muro Leccese, Nardò-Li Schiavoni, Roca, Vaste, Cavallino, Rudiae, San Vito dei Normanni) si affiancano quelli effettuati in altre regioni italiane (Aquinum e Fabrateria Nova, nel Lazio) e, soprattutto, all’estero, a Malta (Tas Silg), in Turchia (Mersin, Hierapolis di Frigia) ed Egitto (Soknopaiou Nesos).

«Momento essenziale nella formazione di studenti, laureandi e specializzandi», sottolineano gli organizzatori, «gli scavi archeologici rappresentano al contempo una rilevante esperienza di ricerca scientifica, mezzo e fonte di conoscenza e ricostruzione storica. Nella loro proiezione territoriale, essi forniscono un significativo contributo alla crescita culturale e allo sviluppo socio-economico delle comunità interessate (basti pensare agli esiti, come la realizzazione di mostre, musei, parchi archeologici, ecomusei e altro), mentre nella loro proiezione all’estero, essi soddisfano quelle istanze di “internazionalizzazione” a cui non possono oggi sottrarsi l’Università e la società stessa in cui viviamo»

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