martedì, Marzo 19, 2024
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Eni chiude i battenti ad Augusta.

Eni da un pezzo ha già deciso di lasciare la Sicilia. Adesso, che tutto è compiuto, che sarà difficile per la società di San Donato Milanese fare marcia indietro, sindacati e politicanti si accorgono del grande vuoto industriale che lascerà e protestano, dimostrando la mancanza di tempestività e lungimiranza.

Sullo scacchiere energetico mondiale si parla da anni che la raffinazione europea sta perdendo terreno rispetto ad altri paesi del panorama internazionale. Eni ha già deciso di investire in altre parti del globo , lasciando al proprio destino gli obsoleti impianti siciliani di Gela e Priolo
A conferma di questo disimpegno, elenchiamo alcune delle note diramate dall’azienda petrolifera : “Eni firma un nuovo contratto con CNOOC per l’esplorazione nel Mare Cinese Meridionale”(20/06/2014, 09:40); “Eni: assegnati da Sonatrach tre nuovi permessi di prospezione in Algeria”(25/06/2014, 12); “Eni firma con PetroVietnam un nuovo contratto di esplorazione” (26/06/2014, 14:20); “Il Presidente del Turkmenistan, Gurbanguly Berdimuhammedov, riceve l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi” (01/07/2014, 13:43). Sono questi alcuni degli ultimi comunicati ufficiali che a un occhio attento avrebbero dovuto indicare il tentativo di spostare l’attenzione su altre parti del mondo.
Oggi assistiamo alla rappresentazione della tragedia che coinvolge migliaia di operai e rispettive famiglie. Cresce la tensione per la vertenza al petrolchimico di Gela dopo il rifiuto dell’Eni di riavviare almeno una delle tre linee produttive della raffineria e la conferma della revoca dei 700 milioni d’investimenti, che, di fatto, annulla il programma di riqualificazione produttiva. Gruppi di lavoratori si sono spostati ai cancelli della consociata dell’Eni, “Green Stream”, con l’obiettivo di bloccare il gas che proviene dalla Libia attraverso il metanodotto sottomarino.
Adesso la tensione si alza e si cerca di salvare una situazione che appare già in avanzato disfacimento. I costi di tale disimpegno ,naturalmente, saranno a carico delle comunità locali ,in un momento di crisi economica conclamata, migliaia di disoccupati che andranno a gonfiare un esercito già consistente. “La Regione siciliana chiederà un risarcimento miliardario se l’Eni confermerà nel piano industriale l’intenzione di abbandonare la Sicilia, chiudendo gli stabilimenti di Gela o Priolo – L’ha affermato all’Ansa il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, al termine della riunione al Mise.
Adesso tutti sono solidali con coloro che rischiano di perdere il lavoro :”Mi associo ai lavoratori dell’Eni di Gela nel chiedere all’azienda garanzie certe sul prosieguo dell’attività industriale dello stabilimento e la piena tutela dell’occupazione. Il ventilato dietrofront sugli investimenti necessari per l’annunciata conversione dell’impianto in bioraffineria è motivo di estrema preoccupazione per la comunità gelese e per l’intera Sicilia, in primo luogo per le gravissime ricadute economiche e sociali che seguirebbero tale scelta”. L’ha detto Vincenzo Figuccia, vice capogruppo di Forza Italia all’Ars, che aggiunge : “Il governo Renzi e l’esecutivo regionale di Crocetta siano estremamente vigili e pretendano dall’Eni risposte immediate e un piano industriale convincente . Non si ripetano gli errori del passato, chi ha sfruttato sino a oggi la nostra terra, la nostra manodopera, il nostro know-how, non può tirarsi indietro dall’oggi al domani come se nulla fosse”.
In primo piano anche la questione ambientale che non è certo da sottovalutare :”In Sicilia l’Eni, anziché mettere in sicurezza gli impianti e aprire a una stagione di bonifiche e di rigenerazione industriale, pone in essere il solito ricatto della chiusura degli stabilimenti industriali”. Questo il commento dell’esponente di Green Italia Fabio Granata che aggiunge : “I siciliani, anziché mobilitarsi per scongiurare questa evenienza, dovrebbero manifestare a favore di questa soluzione, pretendendo però risarcimenti miliardari per la morte e la distruzione ambientale che è derivata in questi decenni dalla raffinazione e dalla mancanza di ogni controllo e di ogni adeguamento degli impianti e di ogni bonifica. 
Chi ha inquinato paghi e non ricatti ancora – aggiunge Granata – perché prima vengono la vita e la dignità, che non sono merce da baratto. I governi regionale e nazionale,profondamente sottomessi agli interessi dei petrolieri,hanno perso ogni credibilità. Green Italia – Verdi Europei hanno lanciato da mesi una controffensiva politica e giudiziaria che non si fermerà di fronte ad alcun ricatto e chi da Gela ad Augusta,da Milazzo a Priolo ha seminato morte e devastazione dovrà pagare i risarcimenti e bonificare i luoghi, senza se e senza ma. Chiudano pure le raffinerie, ma non pensino di ‘defilarsi’ in questo modo dopo il disastro ambientale ed economico che hanno determinato alla nostra Sicilia” – conclude Granata. 
Potrebbe presentarsi una nuova grande ed irrinunciabile occasione di fine stagione per i russi che a inizio mese hanno concluso l’acquisto dell’impianto Isab/Erg per circa 20 milioni di lir,e versati alla famiglia Garrone. Chissà se hanno già contatto l’Eni per l’acquisto a prezzo di saldo l’impianto di Priolo, per completare un monopolio a cui mirano da tempo

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