Quattro arresti. La basista era la donna delle pulizie
Il colpo, studiato in ogni minimo dettaglio grazie alla collaborazione di una basista, era fallito la prima volta, il primo marzo, ma la banda ci aveva riprovato due settimane dopo, assaltando gli uffici dell’Aci di Lecce in via Candido, una seconda volta il 14 marzo. Questa volta i rapinatori erano riusciti a fare razzia di denaro contante e assegni per un valore di oltre 6mila euro, per poi darsi alla fuga, non prima di aver esploso un colpo d’arma da fuoco a scopo intimidatorio.
Il cerchio introno ai componenti della banda si è stretto all’alba di oggi, al termine di laboriose e complesse indagini svolte dagli agenti della sezione antirapina della Squadra mobile di Lecce. Quattro le ordinanze di custodia cautelare eseguite su disposizione del gip del Tribunale di Lecce su richiesta del pubblico ministero Stefania Mininni. In carcere sono finiti: Pierluigi Manisco,nato a Lecce il 12/09/1969, 48 anni; Roberto Corpus,nato a Lecce il 27/09/1965, 53 anni; e Giuseppe Grasso,nato a Lecce il 03/09/1969; 48enne, tutti leccesi. Ai domiciliari Lucia D’Anna,nata a Palermo il 14/02/1971, 47enne e residente a Lecce. Sono accusati di rapina aggravata e porto abusivo di arma in concorso tra loro. A casa di Manisco sono stati rinvenuti e sequestrati circa 50 grammi di eroina, già suddivisa in dosi, nascosti tra la camera da letto e la cucina.
L’accusa per gli arrestati è di rapina aggravata e porto abusivo di arma in concorso tra loro. Le indagini della polizia hanno permesso di accertare che la basista del gruppo fosse proprio la donna.
Nel corso delle investigazioni, era emerso che la D’ANNA, impiegata per conto di una ditta di pulizie, svolgesse la sua attività all’interno degli uffici dell’ACI,circostanza grazie alla quale aveva fornito al marito, MANISCO Pierluigi ed ai suoi complici, particolari importanti circa le modalità di accesso agli uffici ed all’allocazione del denaro contante; nel corso del primo assalto, le circostanze di tempo, non avevano consentito ai rapinatori di appropriarsi del denaro, cosa che invece avveniva nel corso del secondo assalto, quando, avendo acquisito informazioni più dettagliate, i rapinatori, questa volta entrati all’interno degli uffici in due, facevano razzia di denaro contante ed assegni per un valore di oltre 6.000 euro, per poi darsi alla fuga, non prima di aver esploso un colpo d’arma da fuoco a scopo intimidatorio, a bordo di un’autovettura, Fiat panda, che dalle attività di riscontro è risultata essere in uso proprio al MANISCO, auto poi sequestrata in fase di esecuzione degli arresti.
La stessa auto aveva da subito destato interesse degli investigatori a causa delle particolarità della stessa: la mancanza del fascione laterale, aveva da subito indirizzato gli approfondimenti investigativi che si erano concentrati sulla ricerca di autovetture simili.
Inoltre, la contestuale visione di alcune telecamere di videosorveglianza aveva consentito di evidenziare i parziali caratteri alfanumerici della targa e giungere all’identificazione dell’intestatario del veicolo.
Il confronto effettuato tra le immagini suddette e quelle ricavate dal sopralluogo effettuato dai poliziotti nei pressi dell’abitazione del MANISCO, non avevano lasciato dubbi circa la completa rispondenza sia del colore che del modello dell’autovettura utilizzata per la rapina.
Particolari importanti sono emersi anche dall’ascolto degli impiegati presenti al momento dei due assalti quando gli stessi avevano dichiarato che i rapinatori, in chiaro accento locale, nel corso dell’assalto del 14 marzo, avevano fatto chiaro riferimento alla rapina fallita del 1° marzo, a causa della mancanza della chiave della cassaforte e che, invece, il 14 marzo erano riusciti a recuperare.
Gli arresti giungono a un mese di distanza dalla seconda rapina. Una risposta tanto rapida quanto puntuale da parte della Squadra Mobile della questura di Lecce, guidata dai vice questori Alberto Somma e Antonio Miglietta. Le serrate e puntuali indagini, condotte in un contesto di forte allarme sociale che i frequenti assalti armati hanno creato in città, hanno consentito agli investigatori di arrivare in poche settimane agli arrestati, individuati, sia grazie al certosino lavoro di visione delle numerose telecamere di videosorveglianza presenti nelle zone interessate dalle rapine, sia grazie ai risultati ottenuti da una specifica attività tecnica effettuata.