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Carolina Bubbico apre Fineterra a Castrignano de’ Greci (Le)

CAROLINA BUBBICO APRE FINETERRA

Dal 17 al 23 dicembre torna nel Salento la rassegna itinerante promossa dalla Provincia di Lecce, attraverso l’Istituto di Culture Mediterranee, in collaborazione con Women for Expo e con la direzione artistica della giornalista Monica Maggioni. Sette giorni di concerti, mostre, incontri, teatro sul tema “Donne che nutrono il mondo. Il femminile nell’arte e nella cultura del Mediterraneo”. La rassegna prende il via con il concerto della cantautrice salentina
Mercoledì 17 dicembre (ore 21.00 – ingresso gratuito) al Castello di Castrignano de’ Greci (Le), il concerto della pianista, musicista dalla formazione versatile, cantante e compositrice salentina Carolina Bubbico apre Fineterra, rassegna promossa dalla Provincia di Lecce, attraverso l’Istituto di Culture Mediterranee, in collaborazione con Women for Expo e con la direzione artistica della giornalista Monica Maggioni. Sino al 23 dicembre, sette giorni di concerti, mostre, incontri, teatro sul tema “Donne che nutrono il mondo. Il femminile nell’arte e nella cultura del Mediterraneo”.
Carolina Bubbico proporrà, tra gli altri, i brani di “Controvento”, album d’esordio pubblicato nel 2013 (Workin’ label / Goodfellas), che contiene nove canzoni originali da lei composte, arrangiate in uno stile assolutamente personale che echeggia sonorità jazz, funk, world fino al dream pop. Dalla musica emerge un immaginifico gioco d’iridescenza sonora animato da una spiccata vivacità ritmica e da un originale uso della voce. Il timbro cristallino e al contempo accattivante di Carolina interpreta testi scritti in uno stile spontaneo e i cui contenuti ammiccano a un desiderio di cambiamento e al contempo celebrano il suo entusiasmo per la vita. Mettendo a frutto le sue esperienze di studio e lavoro in ensemble estesi, Carolina concepisce le canzoni in una visione orchestrale e affida l’esecuzione degli arrangiamenti ad apprezzati musicisti pugliesi.

Dal 18 al 20 dicembre (ore 20.45) ai Cantieri Koreja dopo il successo di critica e pubblico ottenuto lo scorso 12 ottobre alla 58° edizione del Festival Internazionale di Musica Contemporanea de la Biennale di Venezia diretta da Ivan Fedele, debutta a Lecce Katër i Radës. Il naufragio, lo spettacolo di Koreja realizzato in co-produzione con la Biennale di Venezia su musiche originali del compositore albanese Admir Shkurtaj, regia teatrale di Salvatore Tramacere e testo di Alessandro Leogrande. Il soggetto è l’affondamento nel Canale d’Otranto della motovedetta Katër i Radës, carica di 120 profughi in fuga dall’Albania in seguito allo speronamento da parte della corvetta Sibilla che ne contrastava il tentativo di approdo sulla costa italiana. In quel Venerdì Santo del 1997 perirono oltre 80 persone (31 avevano meno di 16 anni). La vicenda è diventata tragico simbolo dei “boat people” alla ricerca di un paese che restituisca loro la libertà e la dignità di esseri umani. L’opera è un adattamento letterario di Alessandro Leogrande tratto dal suo precedente romanzo-reportage “Il naufragio” (Feltrinelli 2011, Premio Ryszard Kapuściński e Premio Paolo Volponi) e vede in scena alcuni dei musicisti e cantanti emergenti nel panorama artistico pugliese diretti da Pasquale Corrado. Memoria di quegli eventi ma soprattutto un importante lavoro di Koreja per raccontare a suo modo quella silente umanità che ogni giorno cerca di ricominciare la propria storia in un altrove migliore. Venerdì 19 dicembre dopo lo spettacolo appuntamento con un incontro, moderato da Alessandro Leogrande, con Goffredo Fofi, direttore della rivista Lo straniero, e Luigi Manconi, senatore e presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, Valentino Losito, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Puglia, Admir Shkurtaj e Salvatore Tramacere (in collaborazione con il Progetto Europeo BEAMS, Breaking down European Attitudes towards Migrant/Minority Stereotypes – partner Ordine dei Giornalisti di Puglia).

Dopo il concerto di Carolina Bubbico la sezione musica proseguirà con “Senza Voce (storia di Ciccilla, Briganta sì e santa no)” di Valentina Diana con Silvia Lodi e Leone Marco Bartolo, spettacolo della compagnia Principio Attivo Teatro, finalista del festival indipendente Roma R.I.P.Arte 2013 (19 dicembre, Castello di Tricase); La danza dell’origine. Canti di viaggio, di sogni, di anima con Saba Anglana, cantante nata a Mogadiscio, da mamma etiope e padre italiano (19 dicembre, Basilica Santa Maria ad Nives di Copertino, ore 20); l’Orchestra Popolare coordinata da Raffaella Aprile, un esperimento musicale, nato nell’ambito del progetto di rigenerazione di via Leuca a Lecce, che è diventato col tempo un laboratorio antropologico e sociologico volto a favorire il contatto e la sinergia tra popoli e culture diverse (20 dicembre, Castello di Acaya); Concerto per Bethlehem di Dima Bawab, nata nel 1981 ad Amman, in Giordania, in una famiglia di origini palestinesi (21 dicembre Castello di Otranto, 22 dicembre a Casarano e 23 dicembre, Cattedrale di Sant’Agata di Gallipoli); un duo che vede la voce della salentina Maria Mazzotta, solista dell’ensemble Canzoniere Grecanico Salentino, intrecciarsi abilmente con le corde del violoncello albanese di Redi Hasa, solista dell’ensemble di Ludovico Einaudi (22 dicembre, Castello di Andrano).

Fineterra proporrà anche due mostre allestite sino al 30 gennaio. Le sale del Castello di Acaya (10/12.30 – 15.30/17.30 – lunedì chiuso) ospiteranno “Disastri della guerra e della pace” a cura di Pablo Rico e Anna Cirignola con opere di Yoko Ono, Marina Abramovic, Hidetoshi Nagasawa, Wolf Vostell, Costas Varotosos. L’inaugurazione (venerdì 19 alle 17) sarà affidata alla perfomance “I re del mondo sotto il cielo di terra” di Luigi Presicce ispirata all’opera “El gigante” attribuita al pittore spagnolo Francisco Goya e custodita al museo del Prado di Madrid. Il gigante, creatura mostruosa e mitica, genera il panico in una folla di gente e di animali che corrono in ogni direzione per cercare riparo; i fumi della distruzione salgono da dietro le montagne e il paesaggio si fa funesto. L’enorme creatura sembra non avere alcuna pietà e si scaglia a pugni chiusi su un’umanità inerme. Il Castello accoglierà anche “Custodire l’ombra”, performance per corpo luce ombra e ferro di Antonio De Luca prevista per sabato 20 dicembre alle 19.

Nel complesso di San Francesco della Scarpa a Lecce (inaugurazione sabato 20 dicembre alle 18 – orari di apertura 10/13 – 16/20) sarà allestita District 913 a cura di Giorgio De Finis con opere di Giovanni Albanese, Paolo Assenza, Danilo Bucchi, Paolo Buggiani, Pablo Echaurren, Carlo Gianferro, Veronica Montanino, Cristiano Petrucci. Maurizio Savini, Michele Welke. Realizzata in collaborazione con il Museo dell’Altro e dell’Altrove Metropoliz di Roma, la mostra è un percorso alla ricerca di quelle esperienze artistiche che hanno trattato o vissuto lo sradicamento dell’emigrazione trasformandolo nell’oggetto della loro creatività. Il Museo dell’Altro e dell’Altrove è il terzo museo di arte contemporanea di Roma. Nato nel 2012, al termine del cantiere etnografico, cinematografico e d’arte Space Metropoliz, il MAAM è un progetto di Giorgio de Finis, in collaborazione con i Blocchi Precari Metropolitani e gli abitanti di Metropoliz.

Sabato 20 dicembre la Chiesa delle Clarisse di Copertino ospiterà due incontri. Dalle 10Esuli, profughi e raminghi. La vita e l’esperienza artistica altrove” con Goffredo Fofi, Luigi Manconi, Giorgio De Finis, Saba Anglana, Franco Ungaro, Luigi Presicce, Lia Rumma, Mirela Kumbaro, Giusi Nicolini, Costas Varotsos, Dima Bawab, Admir Shkurtai. Obiettivo del forum, moderato da Alessandro Leogrande, è dimostrare come i movimenti di popoli sulla terra oltre a produrre tragedie e tensioni sociali producono anche nuovi linguaggi, nuova cultura, nuova letteratura, nuova musica, nuovo cinema, nuova arte, nuove visioni del mondo. Dalle 16 la giornalista Monica Maggioni modererà “Donne che parlano di donne. Rappresentazioni femminili nei media dei Paesi del Mediterraneo” con Renata Pepicelli, Shahira Amin, Carolina Popolani, Arlinda Duday, Simona Manca. L’incontro affronta la questione della rappresentanza femminile a partire dallo scoppio delle rivoluzioni arabe attraverso l’analisi di differenti media, programmi televisivi, siti internet, blog, pellicole cinematografiche, vignette, graffiti.

Le migrazioni rappresentano uno dei tratti identitari del Mediterraneo. Lo spostamento dei popoli lungo le coste del Mediterraneo ha costruito nei secoli lo straordinario crogiuolo di culture, costumi espressioni artistiche, civiltà. La cronaca mette sotto i nostri occhi solo le tragedie di un fenomeno che provoca migliaia di morti e di sradicati. Donne e bambini sono le prime vittime di questa tragico scenario di morte in cui si è trasformato il Mediterraneo. C’è un Mediterraneo sfregiato dai conflitti e dal sangue, dalla violenza di uno sviluppo insostenibile, dall’inquinamento e dall’aggressione selvaggia alle sue coste e ai suoi paesaggi. C’è, nello stesso tempo, un Mediterraneo delle donne che continuano a nutrire il pianeta con la loro fatica e con la grazia delle loro arti e dei loro saperi e consentono all’umanità di sopravvivere nonostante se stessa.

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