venerdì, Marzo 29, 2024
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Carabiniere accoltellato in servizio chiede i danni allo Stato.

«Operatori di polizia non adeguatamente equipaggiati».

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Padova.I fatti risalgono alla notte tra giovedì e venerdì del 5 febbraio scorso, quando l’Appuntato scelto Alessandro Casu, l’Appuntato Davide Caporale e l’Appuntato Domenico Sallustio, perlustrando in borghese le strade intorno alla Stanga – una piazza di Padova adibita allo spaccio di sostante stupefacenti -, giunti in via Tonzig, vennero avvicinati da uno spacciatore di nazionalità libica, che si offrì di vendere loro dello stupefacente. Non appena i tre militari si qualificarono e cercarono di arrestarlo, nacque una colluttazione nel corso della quale il libico, armato di coltello, ferì al polso e alla schiena l’Appuntato Casu ed alla coscia destra l’Appuntato Caporale. La colluttazione durò pochi minuti, durante i quali lo spacciatore colpì ripetutamente i carabinieri, anche con calci e pugni.  Lo spacciatore alla fine venne arrestato con le accuse di spaccio di stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate. Fece poi clamore la notizia che il giudice, non ravvisando il tentato omicidio, il giorno dopo, lo rilasciasse infliggendogli la misura del divieto di dimora, subito ignorata dal libico che, già il giorno seguente, fu trovato nei pressi di un casolare abbandonato di Padova.

Mercoledì prossimo, il 17 giugno, si terrà l’udienza preliminare davanti al GIP di Padova, nel corso della quale, tra l’altro, gli Appuntati Alessandro Casu e Davide Caporale, rappresentati e difesi dall’avvocato Giorgio Carta – legale di numerosi appartenenti alle Forze dell’ordine – si costituiranno parti civili. Entrambi i militari chiederanno il risarcimento dei danni (patrimoniali, non patrimoniali e morali) all’imputato. Nella stessa sede, l’Appuntato Scelto Alessandro Casu chiederà la citazione in giudizio anche del Ministero della Difesa “per effetto della mancata dotazione … degli adeguati strumenti e dispositivi di sicurezza”.

Il legale del militare, in particolare, rileverà che gli operatori di polizia italiani non vengono dotati delle c.d. armi “non letali”, quali spray urticanti o teaser (immobilizzatori), già da tempo in uso da parte dei Corpi di Polizia di numerosi Paesi stranieri. Tali dispositivi, secondo il legale, impedendo un contatto diretto tra operatori di polizia e terzi, sarebbero idonei a limitare i pericoli per l’incolumità sia degli operanti che dei fermati, rendendo più agevoli e meno rischiose le operazioni di arresto. Le forze di polizia italiane, invece, in particolar modo i reparti operanti “in borghese”, sono per lo più dotati della sola pistola di ordinanza che, attesa la sua letalità, può essere utilizzata solo in casi eccezionali. Al fine di chiedere il risarcimento del danno al Ministero della Difesa, si costituirà parte civile anche Il sindacato “Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia” (COISP), in persona del segretario generale Franco Maccari. «Se il GIP dovesse respingere la richiesta, proporremo autonoma causa contro il Ministero della difesa dinnanzi al giudice civile”, annunciano l’avvocato Giorgio Carta e Franco Maccari»..

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