venerdì, Aprile 19, 2024
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Beneficiari del reddito di cittadinanza e dell’indennità di disoccupazione: sorpresi a lavorare in una ditta di abbigliamento

C’erano sei lavoratori in nero, due beneficiari del reddito di cittadinanza e due dell’indennità di disoccupazione tra i 28 individuati a Matino dai carabinieri della stazione locale, con il supporto di militari del Nil e di personale Inps, in una ditta di abbigliamento.

E ora nei guai, nell’ambito di una attività ispettiva volta al contrasto del fenomeno del lavoro nero e irregolare, sono finiti il titolare e il rappresentante legale della ditta.

A loro carico una denuncia a piede libero per per numerose violazioni in materia di sicurezza sul luogo di lavoro.

L’attività imprenditoriale è stata sospesa. Ma non è tutto. Sono state contestualmente emesse delle multe salatissime.

In particolare, sono state elevate sanzioni amministrative per un importo totale di circa 28mila euro e sono state contestate ammende per circa 45mila euro.

Sono stati inoltre recuperati contributi previdenziali e assistenziali per 100mila euro circa.

Delle risultanze dell’attività sono stati informati autorità giudiziaria e competenti enti assistenziali, previdenziali e fiscali.

Il commento della segretaria generale di Uiltecs Uil Fabiana Signore

“Il reddito di cittadinanza rischia di alimentare sempre di più le cattive prassi”, il commento della segretaria generale della Uiltec di Lecce, Fabiana Signore, a proposito dell’esito dell’attività di controllo dei carabinieri di Matino in un’azienda di abbigliamento. “Quel che fa rabbia – prosegue la sindacalista – è che non impariamo mai dagli errori del passato. Basti pensare a cosa ha generato nel settore tessile per anni, sul nostro territorio, il ricorso alle mobilità in deroga. I parametri e le modalità sono ovviamente diverse da quelle del reddito di cittadinanza, ma i risultati sono i medesimi: i lavoratori andavano comunque a lavorare in nero, pur percependo i soldi dell’ammortizzatore sociale, perché alcune aziende utilizzavano questo strumento per pagare in nero ed evadere. Così si è prodotto un massacro. Abbiamo già subito situazioni del genere, la povertà al Sud non si combatte in questo modo. Con questa misura non stiamo aiutando le aziende ad assumere, piuttosto stiamo favorendo il lavoro in nero. Non solo, stiamo contribuendo ad alimentare la concorrenza sleale fra imprenditori onesti, che da anni lavorano per contribuire alla ripresa e allo sviluppo del settore. Rafforzare i controlli per evitare queste e altre cattive prassi, a questo punto, è l’unica via per salvaguardare davvero i lavoratori”.

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