sabato, Aprile 20, 2024
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Andrea Bottega, segretario nazionale di Nursing

«oggi la nostra massima soddisfazione sono il sorriso e il ringraziamento di un malato».

Andrea Bottega, segretario nazionale uscente del sindacato degli infermieri Nursing, che in questi giorni celebra il congresso all’Hotel “Leone di Messapia” di Cavallino. Più di 400 fra delegati e congressisti.

congresso nursind 800Il congresso si è dato un tema: «Il futuro dell’Infermieristica». Lei pensa che il futuro sia ancora legato alla subalternità dell’infermiere, al suo ruolo spesso mortificato dalla carenza di personale e da una discutibile organizzazione del lavoro?

Questi sono i problemi della nostra categoria, cioè il fatto che è considerata subalterna e molto spesso la figura dell’infermiere è utilizzata quale tappabuchi delle carenze organizzative. Noi siamo riuniti in congresso qui a Lecce per rinnovare i vertici, ma anche per affrontare queste   problematiche. Pensiamo che l’infermiere possa essere la soluzione di molti problemi della sanità, non solo un costo.

Se si continua a considerare le riorganizzazioni dei vari sistemi, regionale e nazionale attraverso i tagli delle risorse è ovvio che questo impedisce una reale cura del sistema. Noi infermieri abbiamo la possibilità di intervenire sugli sprechi perché conosciamo le situazioni e siamo in grado di indicare le migliori soluzioni.

Anche sul fronte organizzativo, noi possiamo individuare le soluzioni migliori per garantire i diritti dei cittadini e ridurre i costi. Tuttavia se si continua con i tagli è ovvio che anche i diritti sono a rischio ed è quello che noi vogliamo evitare. Oggi parliamo di organizzazione sindacale per costituire un forza unita e coesa, perché insieme possiamo tutelare gli infermieri e il cittadino.

I sindacati tutelano la categoria e tendono a mettere a fuoco i tagli minacciati, le mansioni e gli inquadramenti. Se continuerà questa politica dei tagli, lei pensa che possano venire meno la passione e l’entusiasmo dell’infermiere e quindi trovarci una sanità fatta di infermieri sempre meno motivati?

Sicuramente la demotivazione è il sottofondo che accompagna la categoria in questo momento di difficoltà. Noi abbiamo tuttavia un’iniezione di fiducia che ci arriva quotidianamente non dal datore di lavoro ma dai cittadini. I risultati in termini di salute che noi produciamo nella popolazione sono oggi la nostra massima soddisfazione. Il sorriso, il ringraziamento di un malato, il sapere che noi siamo in qualche modo indispensabili per superare i momenti di difficoltà…accompagnare per mano una persona ammalata e in crisi, è la motivazione fondamentale alla base della nostra professione. Dall’altra parte, infatti, chiediamo che questo ci venga riconosciuto anche dal datore di lavoro. L’ideale sarebbe che tutte e due le parti riconoscessero il valore sociale della professione, rivolta ai più deboli. Finchè non abbiamo la possibilità di ricevere una gratificazione dalla parte datoriale, siamo costretti ad andare avanti con la motivazione legata alla sola soddisfazione di essere utili ai nostri assistiti.

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