venerdì, Marzo 29, 2024
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Ad Acquarica del Capo, campo sperimentale anti-xylella con 16 varietà di ulivo

Ad Acquarica del Capo, campo sperimentale anti-xylella con 16 varietà di ulivo

Un campo sperimentale, autorizzato dalla Regione Puglia, realizzato da Coldiretti Lecce – con gli istituti universitari e i centri di ricerca pugliesi ed il Consorzio Agrario di Lecce – in una data speciale: il giorno di San Lorenzo, in cui per tradizione si esprimono i desideri importanti. Mercoledì 10 agosto, di buon mattino, sono state messe a dimora circa 200 piante di giovani ulivi di 16 varietà diverse ad Acquarica del Capo, in contrata Rancate, presso l’azienda agricola dei coniugi Francesca Martella e Francesco Gianfreda, all’interno di un appezzamento di terreno di 2 ettari in cui sono presenti già piante secolari di ulivo di varietà ogliarola infette da Xylella fastidiosa.

 Gli alberi sono stati piantati alla presenza dei dirigenti di Coldiretti Lecce, dei giovani olivicoltori, dei rappresentanti del mondo scientifico, dei sindaci di Acquarica del Capo, Francesco Ferraro, e Ugento, Roberto Lecci e l’onorevole Rocco Palese. 

 È stata anche l’occasione per “consegnare” ufficialmente le prime 54 delibere dei Comuni salentini con cui si chiede all’Ue lo stop immediato al divieto di impianto degli ulivi e delle specie ospiti di xylella (circa 25 tipologie vegetali, sulle quali grava il divieto dell’Unione europea).

 Tra le varietà di ulivo messe a dimora: Leccino, Ottobratico, Nocellare del Belice (auto radicato e innestato), Cassanese (auto radicato e innestato), Giarraffa, Biancolilla, Ogliarola, Cipressino, Carolea, Frantoio (innestato e  auto radicato), Itrana e Roggianella. Gli alberi saranno sottoposti a continui monitoraggi sul campo e in laboratorio per testare la risposta al batterio da quarantena.

Il campo sperimentale pilota dell’accordo quadro tra Coldiretti Lecce, Dipartimento di Scienza del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell’Universita’ di Bari (Disspa), Cnr Ipsp di Bari e centro “Basile Caramia” è stato realizzato nei giorni scorsi in agro di Caprarica, con la messa a dimora di  20 differenti varietà di ulivo.

 Entra dunque nel vivo la ricerca di una strategia anti-xylella per salvare l’olivicoltura del Salento. Un settore che, va ricordato, rappresenta nella provincia di Lecce oltre 50mila aziende per le quali l’olivicoltura copre i 2/3 del reddito totale.

“Esattamente un anno fa, nel giorno di San Lorenzo del 2015, Coldiretti Lecce portò gli olivicoltori a sfilare sui trattori per le vie popolate dai turisti per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di realizzare nella zona infetta un grande laboratorio a cielo aperto, per trovare una strategia anti xylella – dice il direttore di Coldiretti Lecce, Giuseppe Brillante – Il campo sperimentale di oggi è un tassello importante di questo laboratorio scientifico, quanto mai necessario per dare speranza agli olivicoltori e ai produttori di olio”.

 “La batteriosi ha ormai pervaso l’intero oliveto salentino – aggiunge il presidente di Coldiretti Lecce, Pantaleo Piccinno – e ne sta progressivamente intaccando la capacità produttiva. Gli olivicoltori salentini continuano ad effettuare le migliori pratiche agronomiche per la conservazione del proprio patrimonio aziendale, ma sono ben coscienti che è necessario attivare ogni sperimentazione per la cura degli olivi, anche attraverso la pratica degli innesti, e per individuare eventuali varietà tolleranti alla fitopatia. Il Salento diventa quindi il laboratorio a cielo aperto nel quale il sapere degli scienziati coniugato alla esperienza degli olivicoltori consentiranno di combattere la grande battaglia contro un batterio che vuole cancellare il passato ed il futuro di questa terra”.

 “Gli olivicoltori salentini – rimarcano da Coldiretti Lecce – sono pronti e chiedono che anche le istituzioni lo siano. Pertanto sollecitano Provincia di Lecce, Università del Salento e Regione Puglia a trovare la giusta sintesi nella destinazione delle risorse rivenienti dalla rimodulazione del Patto Territoriale della Provincia di Lecce, e che tali risorse vengano nel modo migliore messe a servizio di questo progetto di coinvolgimento territoriale di grande portata scientifica”.

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