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Accusata di aver ucciso un 73enne in campagna, chiesti 18 anni di carcere

Accusata di aver ucciso un 73enne in campagna, chiesti 18 anni di carcere

Per la Procura Valentina Piccinonno è l’autrice dell’omicidio del 73enne di Monteroni, Salvatore Maggi, trovato morto la sera del 28 giugno di due anni fa. Il sostituto procuratore Emilio Arnesano ha chiesto una condanna a 18 anni di carcere per la donna, accusata di omicidio volontario a scopo di rapina.

Il 73enne morì per le violente percosse alla testa e in tutto il corpo subite: a sferrargliele fu proprio la 32enne leccese ben nota alle forze dell’ordine per altri gravi fatti di cronaca.

Al momento dell’omicidio di Maggi, infatti, Valentina Piccinonno era sottoposta al regime degli arresti domiciliari per il rapimento di una bimba di nazionalità bulgara.

L’indagine iniziò quando la 32enne, dopo l’omicidio venne controllata da una volante nella zona 167 di Lecce mentre era a bordo di una Fiat Panda, di proprietà di Maggi con la quale poco prima aveva causato un incidente stradale in Piazzale Rudiae.

Sottoposta a perquisizione personale, le furono rinvenuti nel reggiseno gli oggetti in oro appartenenti alla vittima che dichiarò di avere ricevuto in regalo da quest’ultimo in cambio di una prestazione sessuale. Nella’ autovettura furono anche rinvenuti indumenti della donna intrisi di sangue.

In sede di interrogatorio la Piccinonno dichiarò di essersi allontanata da casa dopo un litigio con la madre e che dopo aver fatto un lungo tratto di strada a piedi per raggiungere l’abitazione di un suo parente, sarebbe stata avvicinata da un uomo anziano che era alla guida di una Fiat Panda grigia che le avrebbe offerto un passaggio invitandola anche a consumare una bevanda.

Secondo la ricostruzione della donna, dopo aver bevuto qualcosa nel bar l’uomo avrebbe imboccato una strada di campagna iniziando a palpeggiarle il seno e mettendole nel reggiseno degli oggetti in oro. Giunti in un appezzamento di terreno Maggi avrebbe tentato di violentarla e lei avrebbe reagito sferrandogli calci e pugni, colpendolo ripetutamente. Subito dopo lo avrebbe lasciato in terra sanguinante mettendosi alla guida della macchina di lui e cambiandosi gli indumenti intrisi di sangue.

Le testimonianze raccolte ed i risultati dell’indagine avviata dalla Squadra mobile avevano smentito il racconto facendo configurare invece il reato di omicidio volontario commesso al fine di commettere una rapina.

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