sabato, Aprile 20, 2024
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A PAGARE LE INFRAZIONI COMUNITARIE SARANNO LE IMPRESE ITALIANE

Nel 7° decreto ILVA è previsto che le sanzioni dell’Unione Europea comminate all’Italia siano coperte dal fondo di rotazione, rivalendosi sulle risorse per lo sviluppo. Accolto un ordine del giorno di L’Abbate (M5S), secondo cui le scelte errate della politica ricadranno sugli italiani

A rimetterci da eventuali multe dell’Unione europea, comminate per infrazioni comunitarie, d’ora in avanti sarà lo sviluppo dell’Italia intera e, in ultima istanza, i cittadini e le aziende italiane. È quanto prevede l’articolo 4-bis del settimo decreto ILVA convertito in legge alla Camera nei giorni scorsi. La nuova normativa va a modificare, a sua volta, la legge 234/2012 “Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione delle normative e delle politiche dell’Unione europea”.

Ai fini della tempestiva esecuzione delle sentenze di condanna rese dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea, il fondo di rotazione per l’attuazione delle politiche comunitarie è autorizzato ad anticipare, nei limiti delle proprie disponibilità,riporta il decreto del Governo Renzi sul siderurgico gli oneri finanziari derivanti dalle predette sentenze, entro i termini di scadenza fissati dalle Istituzioni europee. Il fondo di rotazione provvede al reintegro delle somme anticipate mediante rivalsa a carico delle amministrazioni responsabili delle violazioni che hanno determinato le sentenze di condanna, sentite le stesse”. Fin qui, il fondo è utilizzato per “anticipare le somme riferite alle sanzioni”, ma l’articolo prosegue, prevendo anche la compensazione con le risorse accreditate dall’Unione europea per il finanziamento di interventi comunitari riguardanti iniziative a titolarità delle stesse amministrazioni e corrispondenti a cofinanziamenti nazionali”.

In pratica, se verranno comminate sanzioni da parte dell’Unione europea per infrazioni comunitarie, con il nuovo decreto ILVA a pagare non sarà la classe politica alla guida della singola amministrazione ma tutti i cittadini e soprattutto le imprese ed il settore produttivo. I fondi, infatti, verranno prelevati non da chi ha commesso l’errore, per negligenza o altro, bensì dai finanziamenti previsti per lo sviluppo economico di quel territorio. Il Governo ha provato a fare retromarcia accogliendo un ordine del giorno del deputato L’Abbate (M5S) con cui si impegna, “in sede di rivalsa nei confronti delle amministrazioni responsabili, a cercare di evitare, per quanto possibile, che le conseguenze delle violazioni del diritto comunitario da parte delle Amministrazioni, in particolare delle regioni, incidano sulle risorse destinate allo sviluppo e alla crescita dei territori, al fine di impedire che le responsabilità politiche e di governo ricadano sulle imprese, i cittadini e le comunità rurali”.

Insomma, la politica fa scelte sbagliate, provocando infrazioni europee ed a rimetterci sono gli imprenditori italianidichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate (M5S), che aveva presentato anche un emendamento, rigettato dal Governo Già oggi, troppo spesso, l’Italia non è in grado di spendere i soldi che riceve dall’Unione europea, senza peraltro soffermarci su un’analisi qualitativa di questa spesa. Se poi i soldi necessari per lo sviluppo economico delle imprese nazionali vengono utilizzati per sanare gli errori commessi dalla politica, la fine del tunnel è veramente lontana! Con il nostro ordine del giorno, spero che il Governo ripari a questa norma scellerata che incide negativamente sul tessuto produttivo ed i cittadini”.

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